Oltre l’inverno, oltre i tremori del corpo, l’innocenza di cui ci svestiremo tra qualche mese, c’è un uragano da cui non vorremo sfuggire e che sarà la misura di quanto è caldo il nostro cuore. William Blake tradotto da Ungaretti, Poesia Mondadori.
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“La sabbia delle urne”
Una poesia incredibilmente intensa di Paul Celan, per chi ha delle urne da custodire e per chi non le ha. Per chi ha verde l’oblio, rosse le labbra, amaro il pube e profondo lo sguardo sotto al sopracciglio. Tratta dall’antologia italiana nottetempo.
Lettura di “Alla mia nazione” di Pier Paolo Pasolini.
Incredibile attualità attraverso una voce letteraria immortale e sempre stupefacente.
“La Rosa non ti somiglia”
La Rosa non ci somiglia, si segue la via di fuga dal pube alla coscia, si diventa saggi e senza sorpresa, il buio disidrata le vene e si cerca il proprio sangue lì dove non è mai stato. Leonardo Sinisgalli in Vidi le Muse.
“La luce ha la tua statura”
Sinisgalli amava cercare una misura nel verso che diventava quoziente del reale “da aumentare” con l’ontologia umana. Ma quella dose gnoseologica era più geometrica che matematica, più plastica che numerica. Come si misura un afflato?
“Circonvallazione Clodia”
Potrebbe essere oggi, il mio quartiere romano a febbraio e, invece, sono le splendide parole di mezzo secolo fa di Leonardo Sinisgalli che osservava la luna da Prati e riusciva a farla stare dentro la cruna di un ago. Da lontano è tutto più chiaro.
“Conati di libertà”
Se “nel vino vi era anche una grossa intuizione: la gioventù”, Amelia Rosselli ci suona, con la musicalità delle sue parole, la vertigine di un vuoto, l’immagine di un passato che può essere di chiunque e la vaghezza d’oggi che risuona in ogni verbo declinato al passato che ci declina esso stesso, in qualche modoContinua a leggere ““Conati di libertà””
Da “Serie ospedaliera”
Amelia Rosselli crea con il verso uno spartito immaginario e immaginifico in cui rimaniamo impigliati con la grazia dell’affronto e in sospensione appesi per la gola “vivendo la vita”. E se capita di bestemmiare, no, non rischiamo di coprire il comando. Andiamo avanti (o andiamo via) con un “ticchettio di scarpe sul selciato”. Non poteteContinua a leggere “Da “Serie ospedaliera””
“4)”
Me la riesco quasi a immaginare, l’esile Amelia Rosselli, nella sua mansarda di via del Corallo a Roma, china a scrivere questi versi, magari con uno dei suoi gatti sulle ginocchia. E se nelle sue labbra c’è un segno, una critica delle cose che non si preoccupa delle cose, con la penna si può imparareContinua a leggere ““4)””
“In sordina”
Verlaine e l’amore, Verlaine e la dissolutezza, Verlaine e l’eccesso, Verlaine e la solitudine, Verlaine e le sue donne e i suoi giovani uomini, Verlaine che sa già tutto ma ogni cosa domanda all’usignolo della sera.