Essere donna è (anche) la scelta di dire, di scrivere, di essere le stesse cose degli uomini, con tutto lo scalpore conseguente al fatto di non essere uomini.
Se il linguaggio è la carne dell’individuazione, una donna potrà parlare del suo rapporto con se stessa, con la sua sessualità e con Dio, attraverso il suo corpo, senza che si creda indebitamente che stia parlando del suo corpo attraverso la scandalosa narrazione di se stessa, della sua sessualità e del suo dio (che non necessariamente sono cose diverse).
Alda Merini in La donna di picche, “Clinica dell’abbandono”, Einaudi editore.
