La prima edizione della raccolta (con buona pace di chi, quest termine, lo repelle pur facendo parte della nostra lingua italiana) “La barca” di Mario Luzi, nella sua prima edizione apparsa nel 1935 per Guanda Editore, inizia proprio con questa poesia dedicata alle donne.
Mi vorrei soffermare non tanto sul senso endogeno del testo, ripetutamente indagato da critici esimi, ma sull’intuizione che reca a oggi.
Dato che non si parla di storie individuate e specifiche ma della donna come simbolo e simbologia, segno, finanche archetipo, mi sembra che questo “raccogliere timide l’orrore dei nuovi adolescenti”, depurando lessemi e significati degli arcaismi che potrebbero creare un distanziamento comunicativo non meritato, individui il comune efflusso femmineo- lacrime, mestruo, liquido amniotico, latte materno- che accomuna il passato al presente, il dramma alla gioia, l’esistenza al nulla.
“Dentro il sole del mondo” risiede l’esperienza del pianto di tutte le donne, anche oggi che, ancora una volta, brucia sul volto di tutti.
La poesia è tratta dal saggio di Daniele Piccini, Luzi, Salerno Editrice.
