Tratta dalla raccolta “Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee”, in “Nebbia” Giorgio Caproni con il suo eccentrico pacato post-ermetismo che Pasolini definisce “espressionista” perché supera, con il moto dell’emozione, l’impressione cromatica dell’esistenza rarefatta in endecasillabi, sguaina la spada gommosa della parola che diventa interiezione psichica ed evento ordinante dell’ammonizione al razionalismo. D’altronde, come scrisse Pasolini, Caproni è “uno degli uomini più liberi del nostro tempo letterario”. E noi, postmodernisti più o meno consapevoli, concordiamo. Garzanti Libri.
