Giovanni Raboni introduce la raccolta di Jacques Prévert tradotta da una giovane Vivian Lamarque iniziando così: “Ancora Prévert? Ma sì, ancora Prévert”. Ma era il 1994 e a me piace immaginare le mani della mia mamma che acquistarono questo libro Tea Edizioni, Poeti del nostro tempo, affinché io, oggi, nell’assenza di tutti loro, possa sentirmi pervasa dall’audacia della poesia che vive il proprio tempo ma è capace di fare continui rimandi al futuro, dalla mano di chi scrive a quella di chi traduce, introduce e sceglie dallo scaffale i libri (e il domani) dei suoi figli.


