Il protagonista di questi testi di prosa poetica è il maiale: già a partire da questa caratteristica centrale, con chiari riferimenti letterari tra la micro-società storicizzata della fattoria orwelliana e il dramma psico-collettivo e coscienziale del macello ferrariano, si comprende come sia possibile, attraverso la parola poetica, delineare una figura liminare e latistante che, almeno in parte e a determinate latitudini ontologiche, rappresenti ciascun essere umano.
“Il nostro totem se potesse ci mangerebbe. Mangerebbe i nostri bambini, l’anima dei prati, l’opaco sentire delle nebbie intere, ogni curva dei canali d’acqua, la gioia disperata delle feste. Gli è estranea la salvezza. Il rito non la prevede. Il rito considera solo la siderea luna, marea della terra e del sangue”.
Una selezione da Totem di Giancarlo Sissa (evoluzione della prima versione de L’ultimo ballerino dell’aia, Lumacagolosa 2019, a corredo delle significative foto di Daniele Ferroni).
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