Ecco la mia nota alla silloge “Tutta la terra che ci resta” di Silvia Rosa, con prefazione di Elio Grasso, pubblicata da Vydia editore.
La minimalità organica e biologica pronostica il segno, simboleggia storia e avvenire, muta la fragilità umana in un labile orrore che dal passato giunge al frangente contemporaneo, lo frammenta e presagisce possibilità di rinnovamento.
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