
Ardengo Soffici, con la sua poetica della simultaneità spazio-temporale, del plurilinguismo, dell’abbandono della punteggiatura, delle immagini realistiche sovrapposte a quelle fantasiose, del divertissement che diventa ironia indispensabile, della contrazione subito dopo la dilatazione del verso, rievoca una nostalgia autoindotta che scanala nell’urgenza del moderno su un prima che non può più esistere. Vi riporto uno stralcio di “Arcobaleno” che mi impressiona per la simultaneità delle immagini con il quotidiano dimenticato “con l’ombrello nei caffè d’Europa”, con il nostro vedere, sentire, essere. Questa è una edizione Vallecchi Firenze del 1938.
