Me la riesco quasi a immaginare, l’esile Amelia Rosselli, nella sua mansarda di via del Corallo a Roma, china a scrivere questi versi, magari con uno dei suoi gatti sulle ginocchia. E se nelle sue labbra c’è un segno, una critica delle cose che non si preoccupa delle cose, con la penna si può imparare a guardare e a rischiare di far crescere le spalle alla notte. Tratta da Serie Ospedaliera 1963-1965. Garzanti Libri.
