Avete presente quando una poesia riesce a bloccarvi il fiato in gola, rendendo quella complessità, insita tra le parole e il bianco degli spazi, la necessaria ermeneutica della mente che tratta la carne e della carne che lavora il pensiero? È appena accaduto ciò, all’altezza dello sterno in subbuglio che si era accostato a una vecchia raccolta di Bartolo Cattafi, con prefazione di Giovanni Raboni. Questa poesia è tratta da Le mosche del meriggio. Qualcosa che ronza è caduta in polvere a tutta questa fiamma.

