Tra i vecchi libri di mamma Liliana c’è sempre stata questa copertina con una scimmia ben vestita e dalla posa politica. È di politica e umanità che parla Carlo Alberto Salustri, conosciuto come Trilussa. Nei suoi sonetti, il poeta narra di favole della borghesia romana in cui gli animali interpretano caratteri e ruoli umani. La sua popolarità è data dal sarcasmo amaro e sornione con cui intende la vita, i rapporti umani, le bassezze e, qualche volte, anche le incalcolabili altezze di una specie che cerca se stessa in tutte le altre. Edizione Poesia Mondadori, Arnoldo Mondadori Editore 1966 (non sarei nata ancora per un bel po’).


Rieccomi! Conosci la bellissima poesia di Trilussa sulla fede?
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Quale? Ci sarà nella raccolta penso…
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Quella vecchietta cieca, che incontrai
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse: – Se la strada nun la sai,
te ciaccompagno io, ché la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso,
de tanto in tanto te darò ‘na voce,
fino là in fonno, dove c’è un cipresso,
fino là in cima, dove c’è la Croce…
Io risposi: – Sarà … ma trovo strano
che me possa guidà chi nun ce vede … –
La cieca allora me pijò la mano
e sospirò: – Cammina! – Era la Fede.
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Bellissima!
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C’è un’Ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.
Felicità, p. 89
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